“Total dark digital”: cos’è e perché non si può fare a meno di non considerarlo?

Siamo già in piena era Total Dark Digital. E molte aziende e marketers non se ne sono neppure accorti. Già dal 2012 si parla di dark social: il termine è stato coniato da Alexis C. Madrigal, giornalista di “The Atlantic”, e si riferisce a un andamento sempre crescente di condivisioni “private” di contenuti web.

Ci si riferisce, in particolare, a condivisioni di link via mail / SMS / WhatsApp etc.. I marketers, in questi casi, non riescono a risalire al referral che porta traffico al proprio sito internet.

Dal Dark Social al Total Dark Digital

Nel 2016 sembra che a livello globale sia maggiore del 84% il numero delle condivisioni da dispositivi mobili di tipo “dark”, dunque non tracciabile (fonte: The Dark Side of Mobile Sharing).

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Siamo entrati, certo non improvvisamente, in un’era in cui stiamo perdendo il controllo di una moltitudine di dati (vs big data, etc…). L’utente, come è giusto che sia e in pieno spirito web, ha sempre più opportunità e libertà di espressione; anche su come fruire dei contenuti e su come condividerli.

Ce lo si poteva aspettare?

Siamo piombati improvvisamente in questa fase? Decisamente no: lo spirito degli utilizzatori non è mai cambiato, ma si è solo “modificato” con il modificarsi della tecnologia. Esempio? L’affissionistica: l’utente che vede un cartello stradale che gli interessa, potrebbe digitare numeri di telefono o indirizzi web direttamente o anche fare una foto al cartello per rimandare una azione a un momento successivo.

Non vi è mai successo di fare uno screenshot a una schermata del vostro smartphone? Non avete mai copiato e incollato un link su WhatsApp? Gli esempi sono moltissimi..

Chi sta correndo ai ripari: Shazam

Sono personalmente rimasto molto colpito da una funzione (disponibile già da qualche mese per la verità) di Shazam. Nel momento in cui utilizzate l’app, scoprendo dunque la canzone, se doveste farne uno screenshot, l’applicazione vi chiederà cosa vorrete fare: salvare su rullino fotografico, condividere via mail / social etc..

Un ottimo spunto per cominciare direi.. 🙂

Chi sta correndo ai ripari: Altri spunti

Altre best practice:

  • Su Snapchat già da tempo molte campagne “a tempo”, in cui si invita gli utenti a fare uno screenshot del proprio smartphone e recarsi in qualche punto vendita
  • Su WhatsApp, tra gli altri e solo a titolo di esempio, i casi di Toyota e Absolute Vodka
  • Su Instagram, con la recente introduzione della notifica all’utente che abbia fatto uno screenshot a un messaggio privato (quelli che si auto-distruggono)
  • Le conversioni cross-mediali di Google Adwords…

Conclusioni?

La mia personale conclusione è che non ci sono conclusioni. Il nostro mondo digitale ci offre:

  • LIBERTA’, come utenti: abbiamo la grande facoltà di decidere noi stessi della nostra privacy (ammesso che lo sappiamo fare veramente e al netto delle teorie complottiste del “grande Fratello” che regna su di noi)
  • OPPORTUNITA’, a noi marketer. Opportunità ma anche occasioni di sfruttare al meglio la nostra creatività per tracciare tutti i comportamenti oscurati dei nostri utenti, le azioni che google analytics non riesce a rilevare, etc..

Il Dark Social, ops.. Il Total Dark Digital è un fenomeno in ascesa e incontrollabile, per cui dobbiamo imparare a tenerne conto!

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